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THE KOLORS FANNO ESPLODERE IL “TUNNEL”

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E’ un vero peccato che Stash sia così bello. E’ un peccato perché stasera al Tunnel di Milano, oltre a due generazioni di donne (le madri e le figlie) presenti, mi sarebbe piaciuto, anzi meglio mi correggo, sarebbe stato giusto, che ci fossero stanti  più amanti della buona musica di diverse età. Gli amanti, sì diciamolo, del rock puro e graffiante.

Quello di stasera era un concerto da gustarsi con una bella birra ghiacciata, magari con gli stivali per il fango in un posto, si fa per dire eh (ma poi neanche tanto) chiamato Coachella.

Eppure molti di quelli che si accampano con le tende al festival rock più famoso del mondo, avrebbero forse storto il naso prima di comprare il biglietto. Troppe ragazzine, troppi genitori ad aspettare fuori, troppe urla troppi telefonini.  Il rock è “cosa seria”, non da ascoltare da una band venuta fuori da Amici, o salita sul palco dell’Ariston.

Io credo però che non si possa pagare lo scotto di un esordio in un programma così popolare come Amici per sempre. Non si possa pagare lo scotto di avere una bella faccia per sempre. Esiste un momento in cui la coerenza deve prendere il posto dell’apparenza, perché quello che ho ascoltato stasera è stato davvero un bellissimo concerto.

Ora, l’equivocità dei The Kolors, nasce proprio dall’essere perfettamente commerciali sui grandi network, e squisitamente grezzi, duri e arrabbiati sul palco. Sono come un buon whisky, che in tv si trasforma per esigenza in tè, ma che nella vita reale brucia la gola lasciandoti un sapore delizioso in bocca e la testa che ti gira. Sul palco picchiano duro, aiutati da uno strepitoso bassista Dario Iaculli (Jacuzzibassman) ormai da considerarsi il quarto membro della band. Quella parolaccia uscita dalla bocca di Stash, quel modo di dedicarsi completamente alla chitarra al sound e ad una voce (il ragazzo è salito sul palco avendo avuto ieri 39 e mezzo di febbre) perfettamente graffiante e potente, fanno dimenticare per tutto il tempo che questi sono etichettati da molti come una boyband. Fanno, dimenticare le marchettone (necessarie purtroppo se vuoi farti conoscere) sui social , tra foto di sponsor, duetti e piccole blogger da promuovere, lasciandosi andare alla vera natura di questa napplesband: la musica. Chi ha assistito al concerto stasera se ne è reso conto benissimo, quelli spacciati per cantanti arrivati al successo dopo il talent della De Filippi, di musica ne avevano macinata e anche tanta prima.

Stash leader dei The Kolor sul palco del Tunnel di Milano

Tra un mozzarella venduta per pagarsi lo studio di registrazione e i demo portati a qualsiasi casa discografica, quando sono entrati nella porta dei BLU della casetta, è stato come se Cannavacciulo avesse partecipato a Junior Masterchef. Erano talmente pronti, bravi, preparati e capaci di affrontare pubblico e critica, che in tutta la stagione di Amici, nessuno si è mai minimamente azzardato a trovare un capello (e qui il gioco di parole ci sta) fuori posto alla band.

Che fossero loro i vincitori per merito, era scontato fin dall’inizio.

Ma a questo punto della loro storia, se il loro management ci avesse concesso, come avevamo richiesto, un’intervista alla band, la prima cosa che avrei chiesto a Stash (oltre a come faccia a tenere gli occhiali sulla fronte – né sopra né sotto ma proprio sulla fronte) è quanto attualmente questa sua bellezza lo stia in qualche modo danneggiando. I suoi quasi trenta anni, per chi lo ha visto sul palco, li dimostra tutti. Perché live  è  molto più uomo che boys, molto più rock che pop, molto più black che pink. E’ come se su quelle panche di legno i loro tatuaggi diventassero improvvisamene reali e non i trasferelli da mostrare in tv rispondendo a domande fotocopia precotte. Per carità non me ne vogliano le ragazze che sono il grande motore e sostengono la band da anni ed è grazie a loro che si sono accese le luci della ribalta, non sto dicendo che la band è vecchia ma che ora la band è pronta. Pronta a per il grande passo, per la consacrazione, per lo step che ti porta a vivere (ma per davvero) una vita spericolata, dove se butti gli occhi giù dal palco oltre a quelli azzurri e pieni di lacrime di una  ragazzina che stasera ha vissuto il sogno della vita, trovi anche qualcuno che ha i tuoi stessi tatuaggi, la tua stessa età, e di cui se hai sbagliato tinta del ciuffo e ti è uscito il viola, non gliene potrebbe fregare di meno, perché neanche si accorge che hai il ciuffo, ma non stacca un minuto gli occhi dalle mani che accarezzano la chitarra mentre assapora quella fantastica birra he non sono riuscita a bere io stasera al concerto. Ma per questo sono sicura ci sarà il nuovo album che sarà per loro una prova importantissima. Ma se fino ad ora, ogni mossa è stata perfetta, anche la prossima promette bene, segno che umiltà, gavetta, e talento pagano. Sempre. Ci si vede a Coachella.

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Roberta Damiata
Giornalista.

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