Tre venditrici umbre targate Juice Plus trascinano la giornalista Selvaggia Lucarelli davanti al tribunale di Spoleto, ma… rimediano una condanna!
E’ arrivata proprio mercoledì la decisione del giudice Tommaso Sdogati sul ricorso urgente presentato in relazione all’inchiesta sui prodotti dimagranti della società multilevel Juice Plus, firmata dalla Lucarelli e pubblicata sia su Il Fatto quotidiano che su Facebook.
Le tre ricorrenti sono venditrici dei prodotti in questione e sono state citate nell’inchiesta della giornalista che con un post sui social spiega di essere «stata accusata di aver intaccato la loro reputazione associandole ad alcuni passaggi di tale inchiesta e (udite udite) di aver diffuso sulla mia bacheca fb delle loro foto violando non si capisce quale diritto d’autore». In questo senso le tre umbre hanno chiesto al tribunale di Spoleto «la rimozione delle foto, 5 mila euro per ogni post successivo e 5 mila euro per ogni giorno di ritardo sulla rimozione». Una richiesta che il tribunale di Spoleto, attraverso il giudice monocratico Sdogati ha respinto con pronuncia il 19 dicembre, «condannando le tre, da intendersi come unica parte processuale, a rimborsare a Lucarelli le spese di lite del giudizio, che si liquidano in 2.500 euro per compenso professionale, oltre rimborso delle spese generali». A difendere la giornalista sono gli avvocati Luigi Todaro e Roberto Cutigno, col primo che a Umbria24 spiega anche che «il procedimento davanti al tribunale di Spoleto è stato instaurato nonostante le ricorrenti fossero consapevoli di un accordo, senza risarcimenti né altro, già raggiunto a Milano tra la società, la Lucarelli e il direttore Marco Travaglio». Sempre sui social la reazione della Lucarelli: «Morale. Fate attenzione quando scomodate i giudici per questioni pretestuose perchè potreste ricevere delle lezioni. Di vita e di diritto. E in questo caso specifico si spera pure di modestia. Cari saluti alle tre signore».
Insomma, è proprio il caso di dire “Justice Plus” è fatta!