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THE KOLORS AMICI… AMARI!

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Premetto, forse non si inizia un articolo così, (ma in questo caso “premettere” è importante), che io sono una fans, no meglio, una grande fans dei Pooh.

Ed è’ ancora più importante dire che ho seguito tantissimi dei loro tour, ho scritto su di loro tutta la parte iniziale del mio primo libro e spesso, quando vengono a Roma in qualche trasmissione, ancora oggi cerco di andare a salutarli perché per me (e non solo)  la loro musica ha rappresentato e rappresenta una parte importantissima della mia vita. Detto questo, credo di essere anche una persona obiettiva e di scrivere ciò che la mia coscienza e la mia conoscenza mi dettano. Tutto questo giro di parole per dire che quello che ho visto stasera ad Amici mi è sembrata una cosa assurda e poco c’entra, a mio parere, con la musica. Mi prendo la responsabilità di ciò che scrivo non tanto perché nei vari gruppi online che frequento tutti si sono fatti la stessa domanda, quanto perché anche io ho pensato la stessa cosa non appena Roby Facchinetti, Riccardo Fogli e i The Kolors sono saliti sul palco di Amici. La cosa poteva anche starci (stretta ma poteva) se si trattava di un concerto dei due, in cui i The Kolors salivano sul palco come ospiti (nulla di strano facendo entrambi parte dello stesso management così come è successo con Ricky). Ma in casa loro, ad Amici, ridurre i The Kolors ad una band supporter di un duo musicalmente lontano anni luce da loro, allora scusate ma proprio non capisco. Qui non si tratta di dire è più bravo uno è più bravo l’altro. Non si tratta di mancare di rispetto a due pilastri della musica (e mi inchino quando lo scrivo) come Facchinetti e Fogli, qui si tratta, tanto per citare un comico romano, di mettere un litro e mezzo d’acqua in una bottiglia da un litro. Neanche spingendo con tutta la forza ci può entrare. No Way. Non esiste. Amici è il programma dove i The Kolors hanno visto i natali e che ha ospitato e ospita il futuro della musica, può piacere non piacere, ma questo è. L’esibizione di questa sera non è stata un connubio, uno scambio, una contaminazione (si pensa al futuro con un occhio al passato) è stata piuttosto una forzatura che ha visto entrambe le “band” offuscarsi. Roby e Fogli stasera c’entravano ad Amici come una coreografia del compianto Don Lurio. Non perché loro non siano artisti di grandissimo valore, ma perché il contesto non era il loro, soprattutto insieme ai The Kolors (strano che a sorpresa non è entrato anche Ricky!?). La sensazione che si è avuta, è stata quella di promozione del tour di Fogli e Facchinetti, e che si doveva trovare il sistema per farli salire sul palco di Amici rendendoli credibili per quel tipo di pubblico “usando”  quindi, sia le canzoni dei Pooh piuttosto che il loro brano di Sanremo, ma soprattutto i The Kolors come cavallo di Troia. Ma ce n’era bisogno? Qui si parla di due pezzi da novanta, sia del passato (Facchinetti-Fogli) ma anche del futuro (I The Kolors), che sono stati parte di un giochetto che a nessuno dei due apparteneva. Dicevamo prima, cosa c’entra tutto questo con la musica? Niente. Cosa c’entra tutto questo con il valore degli artisti? Niente. Cosa c’entra questo con interessi privati? Tutto. E’ difficile scrivere ciò che io penso di tutto questo, perché è probabile che il mio pensiero venga fuori in maniera sbagliata, e quindi frainteso (giusto ieri ho ricevuto l’ennesimo no per intervistare sia i The Kolors che Roby Facchinetti) ma credo che l’evidenza delle mie parole sia chiara a tutti così come la strada che la band sta percorrendo. Che poi sia una strada che sicuramente porta introiti, nulla da dire (gli affari sono affari), ma è anche vero che è una strada che non sta piacendo a tutti i fans dei The Kolors molto delusi da alcune scelte prese o fatte prendere ultimamente alla band. Quello che mi sento dire è che non deve esserci delusione, piuttosto consapevolezza del fatto che ormai il gioco ha cambiato livello. Che ormai, non parliamo più di sola arte (anche se quella ringraziando dio in questo caso c’è) ma parliamo soprattutto  di business. Di situazioni create a tavolino, costruite, pianificate. Mi sembra già di sentire i commenti: “Benvenuta nel mondo reale”, visto che lo scopo è vendere i dischi riempire gli stadi o i palazzetti. Giusto, ma perché creare una performance palesemente finta. Non era meglio che Facchinetti e Fogli si fossero esibiti da soli con i loro brani? Non era meglio dare ad entrambi il pubblico che meritano senza far passare forzatamente i primi come giovani e i secondi da fessi? Ma andiamo, anche Fedez che,viva la faccia se ne strafrega di queste cazzate, va avanti per la sua strada e dice quello che pensa, questa sera ha fatto capire quanto alcuni pensieri fossero obsoleti portando ad esempio proprio i The Kolors come band all’avanguardia. Questo per dire che mi sembra quasi che gli unici a non accorgersi del loro successo (e a pretenderlo) siano proprio loro i The Kolors. Mi sembra che dietro le foto nella vasca da bagno, gli incessanti riferimento ai tagli del ciuffo, le pose sexy, le provocazioni, ci sia ancora l’insicurezza di una band alle prime armi che non si rende invece conto di quanto il successo non è dietro l’angolo ma proprio davanti a loro. Di quanto non c’è più bisogno di “vendere mozzarelle” soprattutto sul palco di Amici, ma piuttosto di suonare senza per forza dover ringraziare sempre qualcuno, anche perché ormai sono altri che dovrebbe cominciare a ringraziare loro. La pianificazione è importante soprattutto in una fase di crescita (il prossimo album è fondamentale per la band e rappresenterà l’IN o l’OUT) ma altrettanto importante è mantenere la spontaneità, la genialità, ma soprattutto l’incoscienza della sperimentazione. E strana questa dicotomia della band ma soprattutto del frontman Stash che ha gli occhi verdi in tv e neri nelle foto, che veste i panni della rockstar, ma poi fa da corista a Roby Facchinetti, che ha ancora il cuore spezzato, e lo racconta in ogni canzone, ma gioca a provocare le fans su Istagnam. Ma questi sono gossip, pensieri raccolti qua e la che poco c’entrano con la musica, quelIo che mi auguro invece è che nel prossimo album prevalga il ragazzo che gira il caffellatte ogni mattina, quello che ha venduto la macchina perché credeva nella sua idea, quello con qualche chilo in più e con la “panzet” che mangia il casatiello e non la chinoa, ma soprattutto che vesta i “suoi” di panni qualunque essi siano, non quelli che gli vengono consigliati. Perché quello che deve ricordare che tutto quello che ha creato lo ha fatto con le sue forze, la sua bravura e due compagni Alex e Dany che sono tutt’ora la parte più genuina dalla sua vita e della band. E vi dirò, io non vedo l’ora di ascoltarlo questo album e magari parlarne pure con loro perché sono tante le cose che vorrei chiedere. Ma secondo voi me la concederanno l’intervista? Io dico di no.

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Roberta Damiata
Giornalista.

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