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MADONNA, I 60 DELLA DEA

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Tredici album, trecento milioni di dischi venduti, il primo posto inespugnabile tra le cantanti donne nella storia della musica, una ventina di film da attrice, due da regista, una linea di abbigliamento, una società di palestre, e poi due mariti, sei figli, le polemiche non si contano.

Questa è lei, Madonna, nei numeri, nelle statistiche, nei record. Ma lei, Lady Ciccone o con gli altri nomi infiniti con i quali ci piace etichettarla mentre lei si diverte a mutare sotto i nostri occhi, è altro, tanto.

È stata la ragazza arrivata a Manhattan per fare la ballerina prima, poi la cantante, vibrante, vogliosa e consapevolissima del suo valore, determinata e fragile, talentuosa e astuta. Erano gli anni ’80 e doveva mostrarsi, farsi conoscere, rimanere impressa e non è stato difficile. Il futuro era resistere a tutto, e ha fatto pure quello. Mentre gli altri cadevano, fallivano, Madonna era invece l’unica a dettare il manuale della celebrità e tutte le sue successive ristampe, con quel misto inarrivabile di talento e strategia.

Nelle sue continue metamorfosi, tra trucco e costumi che le scivolano addosso senza lasciare traccia, non ha neanche un tatuaggio, per i suoi 60 sceglie l’Africa e pubblica delle foto suggestive, tristi, nostalgiche, ma esplosive e sensuali, con il costume amazigh, quello delle antiche popolazioni berbere che abitano il Marocco, e così dà il via alle danze.

Seguono emoticon per immaginare canti e balli, party esclusivi e felicità.

La popstar ha riunito una cinquantina di amici in città, in uno degli indirizzi più esclusivi della medina di Marrakech, il lussuoso riad di Vanessa Branson, sorella del magnate della Virgin, Richard Branson.

Da oggi, giorno in cui spegne 60 candeline, e per tre giorni, sarà festa.

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